martedì 29 settembre 2009

LA STAMPA CLANDESTINA BRESCIANA





il ribelle: "esce come e quando può"




"Non vi sono liberatori, vi sono solo popoli che si liberano"

Motto de Il Ribelle



Nei giorni immediatamente successivi all’8 settembre 1943, cioè all’atto dell’occupazione dell’Italia da parte dei nazisti, cominciò, a Brescia come dovunque, la diffusione dei fogli clandestini.

Erano per lo più ciclostilati, talora anche dattiloscritti, di aspetto malandato, preparati in fretta e con mezzi di fortuna da operatori improvvisati. La loro lettura non era certo agevole, contenevano errori, e non solo di stampa, perché le notizie che diffondevano non sempre potevano essere controllate. Ma ebbero una funzione che subito si rivelò assai importante: quella di far sapere alla gente che c’era ancora chi non si adattava alle imposizioni dell’occupante e del risorgente fascismo repubblicano e di dimostrare che la stampa ufficiale del tempo poteva anche essere smentita e controbattuta con mezzi modesti ma non meno efficaci.

Alla carica ideale di cui erano animati, i fogli clandestini aggiungevano la funzione più concreta di mettere in guardia il popolo contro i pericoli dell’accettazione passiva dell’occupazione e, anzi, di suscitare la persuasione che era diritto e dovere di ognuno prepararsi a riconquistare la libertà perduta.

Ai volantini diffusi dai partiti e dai vari movimenti antifascisti si aggiunsero poi i fogli che ebbero carattere di continuità. Così “vivi”, organo degli intellettuali di sinistra;”giovani”, organo del Fronte della Gioventù; “Valcamonica ribelle”,organo della Divisione Fiamme Verdi “Tito Speri”. Tutti questi fogli erano ciclostilati, come il primo in ordine di tempo, “Brescia libera” a cura degli aderenti alla “Guardia civica” costituita da Astolfo Lunardi.

Questi fogli contenevano, in genere, articoli di incitamento alla resistenza cui faceva seguito una cronaca degli avvenimenti che i giornali del tempo non riportavano: lo svolgimento della guerra fra tedeschi ed Alleati, il sorgere dei primi gruppi partigiani e la loro attività, le persecuzioni dei nazifascisti contro i patrioti, l’oppressività dell’occupazione tedesca e le difficoltà a sopravvivere del popolo italiano.

Il bisogno d’un foglio più completo, più leggibile ed attraente, più autorevole, proprio stampato e non solo ciclostilato, fece nascere in Claudio Sartori e Teresio Olivelli,l’idea di il ribelle.

Nel ribelle, che usciva quando e come poteva (“esce come e quando può”, motto che era stato di Brescia libera e ripreso nella testata da il ribelle), il lettore soddisfaceva finalmente la sua profonda sete di notizie, che erano diverse da quelle ufficiali e che apparivano illuminate dall’affascinante luce della verità e della libertà.

Il nuovo foglio aveva una tiratura di 15 mila copie. Cifre come queste, citate oggi, sembrano piccola cosa. Che cinquant’anni fa non lo fossero, può comprendersi anche solo pensando al quantitativo di carta necessario, con tutte le difficoltà per reperirla e per trasportarla. E i tipografi, assumendosi l’impegno della stampa, si assumevano insieme l’onere di provvedere la carta occorrente.

Il ribelle costituiva anche un oggetto proibito, pericoloso, che andava nascosto con cura oppure fatto passare di mano in mano in segreto e che, in caso di pericolo, doveva essere abbandonato.

Don Carlo Comensoli (Bienno 1894 – Breno 1976), arciprete di Cividate Camuno, promotore del movimento resistenziale camuno e organizzatore delle Fiamme Verdi, venne arrestato nella primavera del 1945 dai fascisti giunti sulle sue tracce seguendo a ritroso il canale di diffusione del ribelle.

La stampa clandestina veniva letta non solo dagli antifascisti; essa interessava, per altri motivi, anche i fascisti. Alcuni funzionari, anzi, analizzarono con molta attenzione (dalla primavera alla fine di ottobre del 1944) un buon numero di giornali partigiani e stesero ben quattro voluminosi rapporti inviati a Mussolini.

Pur essendo ricchi di osservazioni e di analisi testuali, essi ci dicono in realtà ben poco del Ribelle e degli altri giornali, molto di più invece di loro, dei fascisti cioè, e dell’attenzione quasi maniacale con cui studiavano la stampa clandestina alla ricerca di diversità di posizioni e di atteggiamenti politici nei confronti del fascismo di Salò. Il giudizio sul Ribelle, al termine dell’esame dei contenuti degli articoli è, in sintesi, il seguente:

“La novità del presente rapporto è costituita dall’apparizione di un foglio bresciano “il Ribelle”, esponente di una strana corrente di ribellismo cattolico-chiesaiuolo […]. Ciò che non è dubbio, oltre alla intonazione clericaloide del foglio, è la sua decisa ispirazione antitedesca”.

Giudizi che erano, se prescindiamo dalle espressioni sprezzanti, non del tutto scorretti.









- Documenti consultati:

  • Brescia Libera, Il Ribelle, ristampa anastatica dei fogli originali in occasione del 50° anniversario della Liberazione, Istituto storico della Resistenza bresciana, 1995.
  • Per la libertà, resistenza bresciana 1943-1945, Istituto storico della Resistenza bresciana, 1985.

- Per approfondimenti:

Dal portale delle "Fiamme Verdi Vallecamonica"